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L’Italia è ricca di biodiversità e ha una visione chiara dei benefici, economici, sociali e di salute globale che derivano dalla sua salvaguardia. La tutela della biodiversità ha acquisito rilievo giuridico e costituzionale nel nostro Paese l’11 febbraio 2022 data in cui il Parlamento italiano ha introdotto la tutela dell’ambiente della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi fondamentali della Costituzione, innovazione che segna un cambiamento epocale verso un’etica dei doveri e delle responsabilità nei confronti dei nostri simili e delle altre specie e dell’ambiente dove tutti viviamo.
Nell’articolo 9, dopo il comma dedicato alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico, si aggiunge un punto di grande rilevanza che riconosce, tra i principi fondamentali della Repubblica Italiana, “la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. Nell’articolo 41, in materia di esercizio dell’iniziativa economica, si prevede che proprio l’iniziativa economica non possa svolgersi “in modo da recare danno alla salute e all’ambiente” e che possa essere indirizzata e coordinata anche “a fini ambientali”, oltre ai già previsti fini sociali. Questo cambio di paradigma risponde finalmente al riconoscimento di un valore fondamentale alla base della salute di una nazione, e cioè la varietà degli ecosistemi e della biodiversità e dei servizi fondamentali che quotidianamente ci vengono forniti dalle risorse naturali dell’ecosfera.
Il benessere delle popolazioni è strettamente legato a tutti gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile e agli obiettivi dell’Accordo sul Clima di Parigi. Il tema della biodiversità e dello sviluppo di politiche di contrasto alla perdita di diversità biologica negli ultimi anni ha ricevuto una particolare attenzione nell’agenda globale ambientale, anche in occasione della pandemia da SARS-COV-2 che ha evidenziato come l’uomo sia parte della Natura e che la salute umana e quella degli ecosistemi sono fortemente dipendenti e interconnessi: quando si distrugge la biodiversità, si indebolisce quell'infrastruttura vivente che garantisce la buona salute delle comunità umane, aumentando il rischio di diffusione di malattie. La pandemia ha reso ancora più chiara l’urgenza di un radicale cambiamento culturale e sistemico, una transizione verso una società e un sistema economico imperniati sull’importanza centrale della natura per il futuro di tutta l’umanità (One Planet – One Health).
È quindi importante che le opportunità di prosperità e benessere che includano il ripristino degli ecosistemi vengano ottenute attraverso percorsi di sviluppo sostenibile condivisi e perseguiti a livello internazionale ed europeo. Si pensi al lavoro svolto nell’ambito dei negoziati della XV Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica tenutasi a Montreal lo scorso dicembre e, specificatamente, alla sigla del Quadro Globale per la Biodiversità. Questo storico accordo, se opportunamente attuato, è destinato, infatti, a guidare la politica globale in materia ambientale e sarà in grado di incidere in modo determinante sui fattori, diretti e indiretti, della perdita di biodiversità, arrestando e invertendo tale processo, attraverso azioni “trasformative” capaci di affrontare le cause che determinano il degrado degli ecosistemi.
La tutela della biodiversità, la sua conservazione e la costituzione di aree protette sono stati un asse fondamentale della presidenza italiana del G20 e caratterizzeranno la presidenza del G7 del prossimo anno. L’Italia, pertanto, si è dotata di una rinnovata Strategia al 2030 con la quale contribuire ad invertire l’attuale tendenza alla perdita di biodiversità e al collasso degli ecosistemi che avvengono a livello globale e contribuire all’obiettivo internazionale di garantire che entro il 2050 tutti gli ecosistemi del pianeta siano ripristinati, resilienti e adeguatamente protetti.
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