La COP15

La pubblicazione del rapporto IPBES nel 2019 e la crescente evidenza scientifica della gravità della crisi della natura hanno contribuito a porre la conservazione della biodiversità tra le priorità dell’agenda politica internazionale, dando vigore e momentum al processo negoziale della CBD e giungere all’approvazione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework.

Nel corso della COP-14 i Paesi approvarono anche gli elementi e i princìpi che avrebbero dovuto guidare il processo scientifico e negoziale per la costruzione del GBF per il post-2020, coinvolgendo direttamente i portatori di interesse (popoli indigeni e comunità locali, società civile, imprese, ecc.), secondo uno spirito «partecipativo, consultivo, inclusivo e trasparente», con lo scopo di:

1. sviluppare una strategia post-2020 ambiziosa, in linea con la Visione 2050 della Convenzione, ”Vivere in Armonia con la Natura”, giuridicamente vincolante in termini di reporting, review e significato dell’implementazione;

2. contribuire al tempo stesso al raggiungimento dei 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU;

3. sostenere la Convenzione di Rio del 1992 e gli altri trattati e accordi internazionali che che supportano la biodiversità, incluso l'Accordo di Parigi approvato nell'ambito della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici e il Sendai Framework per ridurre i rischi legati ai disastri naturali.

Nel 2020, la pandemia COVID-19 ha causato ritardi significativi nell’ambito dei negoziati della Convenzione sulla diversità biologica (CBD), tra cui le riunioni dei suoi organi sussidiari e quelle dell'Open-Ended Working Group (OEWG), ritardando anche l’adozione del GBF Post-2020 durante la COP 15 della CBD che era originariamente programmata per ottobre 2020.

La pandemia ha quindi sospeso più volte tale processo e ha interrotto il percorso politico, scientifico e negoziale verso il nuovo accordo.

Fonte immagine: MASE - DG PNM

Con l’adozione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, i Paesi partecipanti alla COp15 di Montreal (dicembre 2022) hanno concordato una tabella di marcia per proteggere il 30% della biodiversità delle terre e il 30% dei mari entro il 2030 e sostenere con 30 miliardi di dollari in aiuti annuali la conservazione nei Paesi in via di sviluppo.

In particolare, l’accordo prevede il raggiungimento di 4 obiettivi finali entro il 2050:

  • riduzione delle minacce alla biodiversità
  • utilizzo sostenibile della biodiversità, valorizzazione e conservazione dei benefici che offre alle persone
  • condivisione equa dei benefici, economici e non, derivanti dalle risorse genetiche, che includa anche le popolazioni indigene
  • implementazione e accessibilità per tutte la Parti agli strumenti necessari all’attuazione dell’accordo, inclusi quelli finanziari, tecnici, scientifici, tecnologici.

Per raggiungere questi obiettivi finali entro il 2050, i Paesi devono immediatamente adoperarsi per raggiungere 23 target specifici entro il 2030. Eccone alcuni:

  • adottare strumenti di pianificazione efficaci nella gestione e uso dei territori
  • il 30% delle aree marine e il 30% delle aree terrestri deve diventare area protetta o sottoposta ad altre modalità efficaci di tutela, riconoscendo e rispettando i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali
  • integrare i valori della biodiversità nei processi produttivi; ad esempio, in agricoltura sviluppare pratiche agro-ecologiche e l’intensificazione sostenibile
  • ridurre gli incentivi dannosi per la biodiversità di almeno 500 miliardi di dollari all’anno e destinare questi fondi alla protezione e al ripristino della natura.

 

 

 

 


Ultimo aggiornamento 04.05.2023