Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare in collaborazione con il Museo Friulano di Storia Naturale
In prossimità degli apparati deltizi dei corsi d'acqua la forza del mare, contrastando il trasporto dei materiali fini da parte dei fiumi, favorisce la deposizione di una grande quantità di sedimenti che creano lunghe lingue di sabbia e fango parallele alla linea di costa. Sono questi precari cordoni litoranei che consentono la formazione di laghi e stagni costieri; è così che nascono e svaniscono quegli sbarramenti che creano, mantengono o fanno scomparire le zone umide costiere, veri e propri ambienti "in bilico" fra terra e mare.
E' la loro complessa natura che conferisce a questi ambienti una elevata valenza paesaggistica e naturalistica, ma per gli animali e le piante che li popolano si tratta di habitat severi, selettivi, talora "estremi": solo le specie che presentano adattamenti fisiologici particolari possono compiervi l'intero ciclo vitale. Altre specie però sono attirate dalle risorse alimentari che questi ambienti offrono: parliamo soprattutto degli uccelli, che costituiscono l'elemento più appariscente, conosciuto ed apprezzato di questi ambienti.
L'inizio delle grandi bonifiche, volte a strappare alle acque terre per coltivarle e a combattere la piaga della malaria, ha segnato un mutamento drastico nel paesaggio costiero italiano; anche dopo la loro cessazione però le zone umide costiere continuano a venir distrutte dall'espansione delle aree urbane e industriali e dal recente sfruttamento turistico delle coste: sono oramai lembi veramente esigui, ad elevato rischio di estinzione sul territorio italiano.
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