Rifiuti: Carabinieri del NOE di Treviso denunciano 6 persone per smaltimento nel Lago di Garda
Roma, 6 febbraio 2020 - L’importantissima risorsa ambientale rappresentata dal Lago di Garda, laboratorio europeo di sostenibilità ambientale, è tutelata dal monitoraggio che l’Arma dei Carabinieri, attraverso le proprie articolazioni speciali, mette in atto quotidianamente per prevenire ogni forma di inquinamento delle acque. In questo contesto, nei giorni scorsi, al termine di un’operazione congiunta coordinata dalla Procura della Repubblica di Verona, i Carabinieri del NOE di Treviso con l’ausilio della Motovedetta (CC 605) di Torri del Benaco hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria per il reato di “gestione illecita di rifiuti” sei persone. A finire nei guai la legale rappresentante, il direttore tecnico e 4 dipendenti di una società veneziana di scavi e demolizioni marittime che si era aggiudicata, per un importo di circa 90 milioni di euro, la gara d’appalto indetta dal Comune di Torri del Benaco (VR) per i lavori di traslazione dalle acque del lago di Garda di 80 boe d’ormeggio e dei relativi ancoraggi, la fornitura e posa di nuove strutture, nonché lo smaltimento finale delle vecchi manufatti, delle catene e dei galleggianti.
L’attività investigativa dei militari dell’Arma, scaturita da alcuni sospetti spostamenti che la chiatta della ditta incaricata dei lavori di rifacimento del locale campo boe effettuava al largo dello specchio d’acqua antistante Torri del Benaco - documentati anche con riprese video -, ha dimostrato come parte degli 80 grossi plinti di cemento (c.d. “corpi morti”), del peso di circa 400 kg ciascuno, anziché essere regolarmente trasportati a riva e smaltiti, erano stati gettati in un’altra zona del lago, profonda oltre 120 metri, dove poi, grazie alle riprese operate da tecnici subacquei specializzati della Protezione Civile, sono stati effettivamente rinvenuti.
Altri manufatti sono stati poi rintracciati dai militari del NOE e della Motovedetta dell’Arma nel corso di una perquisizione disposta dall’Autorità Giudiziaria presso la sede della ditta in provincia di Venezia.
La documentazione sequestrata ha, infine, acclarato come la ditta abbia effettivamente proceduto allo smaltimento regolare solo di alcuni dei plinti di cemento.
A carico del legale rappresentante è stata anche contestata, dagli inquirenti, la “responsabilità amministrativa da reato delle società e degli enti”, prevista dal Testo Unico delle norme ambientali, ritenendo che il reato di gestione illecita di rifiuti sia stato commesso nell’interesse ed a vantaggio della società.