Roma, 1 lug. - Le precisazioni fornite dal governo italiano alle recenti richieste di chiarimenti avanzate dalla Commissione Europea in merito alla produzione dell'idrogeno nei siti dismessi e l'impiego dello stesso nelle aziende cosiddette "hard-to-abate" sono state accolte. Non corrisponde al vero quanto ricostruito da alcuni media secondo cui l'Europa avrebbe bocciato parte del Pnrr, o fatto pressioni affinchè alcune parti fossero modificate con specifico riferimento all'impiego di idrogeno nello stabilimento ex Ilva.
L'esame del Pnrr da parte della Commissione Europea è stato molto approfondito e ha toccato tutti i punti salienti delle singole misure e delle riforme descritte nel documento. A metà giugno, dunque nell'ambito di questa intensa ma normale interlocuzione tecnica, la Commissione europea ha chiesto di assicurare un livello minimo di idrogeno green (fissato al 10%) nell'alimentazione di alcuni progetti che, per le grandi quantità necessarie, prevedevano un blending. Assicurazione che è stata fornita dal Ministero della Transizione ecologica.
E' stata inoltre identificata dal Governo italiano una quota di risorse (400 milioni) che sarà impiegata per progetti che utilizzino solo idrogeno green, in settori manifatturieri diversi dall'acciaio, dove quindi le quantità necessarie consentono questa possibilità di riconversione già entro il 2026, anno di completamento del PNRR. Si tratta di progetti che valorizzano alcune aree dove è già operativo un distretto industriale e dove la quantità di idrogeno da utilizzare giustifica l'investimento comune delle industrie situate nella stessa area, per installare e gestire un elettrolizzatore dedicato di piccola scala.
Come si vede, la transizione è un "moto a luogo": partire da una situazione attuale per arrivare a una radicale trasformazione, nel nostro caso, dell'approvvigionamento energetico, ma necessita di tempi tecnici di trasformazione. Ed è proprio quello che con il Pnrr abbiamo progettato e che si intende realizzare.