Ambiente, le linee programmatiche del ministro Sergio Costa

Caro Presidente, Cari Deputati,

ringrazio voi tutti, anzitutto, per l’opportunità che mi date per illustrare nuovamente, a distanza di poco più di un anno, le linee programmatiche del Ministero dell’ambiente e gli obiettivi che ho intenzione di continuare a perseguire sino alla conclusione della Legislatura, con il vostro, necessario, supporto e le indicazioni che verranno dal Parlamento.

Prima di illustrarvi le priorità che il mio Dicastero si è prefisso, vorrei fare una premessa di sistema sulla rinnovata attenzione ambientale – confermata, dal nuovo Governo, sin dalle sue prime scelte – e dalla comune volontà di realizzare la transizione verso un cambiamento ‘verde’, che rappresenta oggi la sfida di maggiore rilevanza per il nostro futuro e per la qualità di vita dei nostri figli.

L’Italia è chiamata a dare un segnale forte, immediato, che si possa tradurre in azioni all’avanguardia sul piano nazionale, europeo ed internazionale. La nostra azione si colloca all’interno della strategia di sviluppo declinata nel programma di governo, il “Green New Deal”, che intende:

  • Dare avvio ad un disegno teso a cogliere le opportunità sul piano sociale ed economico che da tale transizione possono derivare per il nostro Paese;
  • Portare avanti un piano di investimenti pubblici sinergici a quelli privati, rafforzando coi fatti il binomio sostenibilità–investimenti.

Realizzare il “Green New Deal” comporta, infatti, un radicale cambio di paradigma culturale che sia orientato all’azione e che deve trovare nel quotidiano – e negli sforzi congiunti di tutti noi, cittadini ed Istituzioni – la cornice operativa per compiere scelte consapevoli e responsabili.

  • Come sapete, come primo passo concreto del Green New Deal il 10 ottobre il Consiglio dei ministri ha approvato il “Decreto Clima”, il primo decreto-legge in materia ambientale che mette in campo un’azione di sistema volta a contrastare l’emergenza climatica a 360 gradi, attraverso:
  • Il “Bonus mobilità” per favorire il ricambio di auto e ciclomotori inquinanti, l’acquisto di biciclette e il trasporto pubblico;
  • Incentivi per l’allestimento dei “Green corner” e per la riforestazione urbana;
  • Pubblicità dei dati ambientali attraverso un unico portale “informaAmbiente”;
  • Fondi per le preferenziali e per gli scuolabus.

Più in generale, tutelare l’inestimabile patrimonio naturale del nostro Paese, proteggere la qualità di vita dei nostri cittadini e far entrare la sostenibilità nel cuore delle nostre imprese e della pubblica amministrazione, come motore di sviluppo e innovazione, significa:

  • Inserire la salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale e all’interno di ogni altra politica;
  • Riorientare il nostro intero sistema alla riconversione energetica, all’economia circolare, alla protezione dell’ambiente;
  • Rilanciare le politiche di sostenibilità in Italia e nel Mediterraneo, i processi di green economy e le nuove professioni “verdi” in grado di coniugare tutela ed innovazione, start up e impresa giovanile;
  • Agire adesso, con il conforto dei dati ed il sostegno della comunità scientifica per contrastare inquinamento e cambiamenti climatici, consumo di suolo, desertificazione, esaurimento delle risorse naturali – soprattutto dell’acqua – perdita di biodiversità ed impoverimento degli ecosistemi terrestri e marini.

È questo l’articolato quadro di azione in cui il Ministero si trova ad operare, sul piano nazionale – nei rapporti con Amministrazioni centrali ed Enti territoriali, portatori di interessi organizzati, cittadini dell’oggi e del domani – e su quello europeo e internazionale.

 

Iniziative avviate e risultati raggiunti dal luglio 2018

Consentitemi adesso di fare, insieme a voi, un rapido cenno su alcune delle attività condotte nel breve arco temporale in cui si è articolato il mio mandato.

Prima di individuare i macro-obiettivi su cui il Ministero intende focalizzare i propri sforzi nei mesi a venire, ritengo infatti doveroso menzionare alcuni dei risultati ottenuti insieme, anche grazie alla collaborazione avviata e al dialogo con molti di voi.

Numerose erano le sfide che mi ero posto nel luglio dello scorso anno.

1. La lotta ai cambiamenti climatici ci ha visto agire non solo per migliorare le performance del nostro Paese ma anche come soggetti chiave del dialogo internazionale con gli altri Paesi in ambito multilaterale e bilaterale.

  • A livello nazionale le azioni avviate sono molteplici: nella scorsa legge di bilancio, come sapete, sono stati rafforzati gli incentivi per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici, degli ospedali e delle scuole, ed è stata allargata la platea dei destinatari;
  • Il 4 giugno è stato lanciato il “Clean Air Dialogue con Commissione europea, altri dicasteri competenti e Regioni per avviare una nuova modalità di leggere e risolvere i problemi dell’inquinamento delle città, con una prospettiva comune in tema di qualità dell’aria fatta di programmazione, impegni e supporto ai territori;
  • Il 28 agosto, a distanza di dieci anni dall’ultima nomina, è nata la nuova Commissione VIA-VAS grazie ad una procedura trasparente che ho fortemente voluto con il primo avviso pubblico bandito, l’esame di 1200 candidature e la selezione dei 40 profili più idonei.

In ambito internazionale, l’Italia ha riaffermato il proprio ruolo guida ottenendo la pre-COP della conferenza sul Clima del 2020, promuovendo accordi con Paesi in via di sviluppo e inaugurando, il 28 gennaio scorso, il Centro per il clima e lo sviluppo sostenibile dell'Africa, per la salvaguardia della fascia, quella del Sahel, più aggredita dalla desertificazione e dal cambiamento climatico.

Rilanciare il ruolo del nostro Paese in tale ambito ci è servito nel negoziato condotto in sede europea per alzare le percentuali di tagli alle emissioni di auto e van, e ci serve, pragmaticamente, per ottenere obiettivi sempre più ambiziosi anche da parte della Comunità Internazionale, per un futuro più sostenibile che le nuove generazioni ci chiedono a gran voce.

2. Riguardo al dissesto idrogeologico, sono stati compiuti diversi passi in avanti per sbloccare risorse e per consegnare, a cittadini ed Enti territoriali, un referente istituzionale unico:

  • Con uno dei primi decreti-legge della Legislatura, l’86 del 2018, abbiamo riportato in capo al Ministero tale competenza, ed è stato varato il Piano “Proteggi Italia”, il Piano Marshall contro il dissesto, per mettere in sicurezza il nostro territorio e mobilitare 6,5 miliardi con le prime risorse, pari a 315 milioni, già stanziate lo scorso luglio con il Piano Stralcio per finanziare 263 interventi caratterizzati da urgenza e indifferibilità;
  • In questo quadro, il disegno di legge “Cantiere Ambiente” – su cui chiedo la vostra attenzione – intende semplificare ed accelerare gli interventi prioritari per la mitigazione del rischio, con previsioni volte a finanziare, agevolare e velocizzare progettazione e realizzazione degli interventi, valorizzando il ruolo di tutti gli enti preposti alla programmazione del territorio;
  • Il dialogo con i territori è stato preservato e potenziato confermando i presidenti delle Regioni come commissari, affiancandoli con gli esperti di specifici Nuclei operativi di supporto (NOS) e con una Segreteria tecnica del Ministero che monitorerà l’andamento delle attività;
  • Per agevolare la progettazione abbiamo inoltre creato un Fondo ad hoc per aiutare i territori e le Autorità di bacino a individuare e proporre concretamente gli interventi più opportuni, e per incrementare il numero di opere cantierabili, che ammonta a 135 milioni di euro l’anno.

3. Per quanto attiene alla prevenzione e contrasto dei danni ambientali e lotta alle terre dei fuochi abbiamo lavorato come sapete su due principali fronti:

  • è stata creata una Cabina di regia per attuare e monitorare il piano, firmato nel novembre 2018 a Caserta, con precise azioni individuate da ogni Amministrazione competente;
  • nella legge di bilancio dello scorso anno abbiamo potenziato le risorse per la bonifica dei siti orfani per il triennio.

La guerra contro il traffico illecito dei rifiuti ed i roghi va vinta insieme, ed insieme dobbiamo fare un fronte comune; per questo intendo estendere la sperimentazione già avviata e convocare, caso per caso, sindaci di comuni e città metropolitane, presidenti di regioni e province.

Ho inoltre provveduto a istituire una commissione interna per identificare nuove misure normative per prevenire e reprimere i reati ambientali, con una parziale riforma della legge 68/2015, finalizzata a inasprire la risposta sanzionatoria per i reati ambientali contravvenzionali.

È stata, infine, data una cornice normativa – e insieme un rinnovato ambito di azione – al ruolo del commissario di governo per le bonifiche per la messa in sicurezza dei siti in procedure d’infrazione

4. L’implementazione di una strategia di economia circolare, con l’obiettivo di medio-lungo periodo di rifiuti zero e di una revisione del ciclo dei rifiuti e delle misure antinquinamento, passa per una sfida culturale per tutti i cittadini che deve essere sostenuta e accompagnata da scelte di politiche pubbliche misurate ed azioni guida e di sensibilizzazione.

  • Tra le azioni di sistema, ricorderete il lancio della campagna “plastic free” a cui hanno aderito centinaia di privati ma, soprattutto, di enti pubblici;
  • Sempre a livello di sistema abbiamo agito avviando l’ideazione a progettazione di un sistema di tracciatura del ciclo di rifiuti alternativo al SISTRI, mai entrato efficacemente in funzione, per rendere più semplici gli obblighi e per digitalizzarne i passaggi;
  • All’adozione dei primi decreti per un’efficace regolazione della cessazione della qualifica di rifiuto è seguita, nelle scorse settimane come sapete, l’intesa raggiunta sulla norma “End of Waste” per dare impulso all’economia circolare nel nostro paese e sostenere un’intera filiera di aziende italiane leader nella tecnologia green che coniugano, nei fatti, riciclo e riduzione dello smaltimento dei rifiuti con la creazione di posti di lavoro;
  • Anche sull’amianto ho ritenuto opportuno istituire una commissione di esperti di alto profilo, guidata dal dott. Guariniello, con il fine di preparare delle proposte – che intendo sottoporvi – per aggiornare la normativa alla luce della letteratura scientifica più recente e delle iniziative promosse in ambito europeo e a livello regionale.

Per combattere le nostre sfide ho ritenuto – e ritengo – cruciale mobilitare tutte le risorse del Paese: università, ricerca e comunità scientifica, forze dell’ordine e magistratura, associazioni, società civile ed imprese.

5. Per quanto riguarda la salvaguardia della natura, degli ecosistemi e del mare, abbiamo voluto imprimere una rinnovata attenzione anzitutto verso il sistema delle aree protette – occasione diffusa di sviluppo e di educazione ambientale per i territori – con un impulso anche negli investimenti che si è tradotto in risorse aggiuntive per 80 milioni di euro.

  • Abbiamo in particolare individuato nuovi siti ed avviato a completamento la designazione delle Zone Speciali di Conservazione, per chiudere definitivamente la procedura d’infrazione: in poco più di un anno abbiamo quasi terminato tale attività, designando circa 2.100 siti;
  • Sono aumentati gli sforzi per la prevenzione e il contrasto degli incendi nelle aree protette, anche attivando, con enti gestori ed autorità di pubblica sicurezza, specifiche collaborazioni;
  • La valorizzazione delle aree protette è passata anche per nuovi riconoscimenti UNESCO, come le “Alpi Giulie” e “l’Area del Po Grande”, eccellenze nella gestione sostenibile e di cura della biodiversità, oggi inserite nei circuiti internazionali delle Riserve della Biosfera;
  • A tutela degli ecosistemi marini, come sapete, proprio la scorsa settimana la Camera ha inoltre approvato il disegno di legge “Salvamare per il recupero dei rifiuti in mare, coinvolgendo pescatori e operatori marittimi nell’azione di contrasto al marine litter, e per iniziare a ripulire il mare dalla plastica.

6. Per la riduzione delle procedure d’infrazione in ambito ambientale, sin da settembre è stata resa operativa presso il Gabinetto una specifica task force attiva su tale tema.

Ho fortemente voluto che si creasse un rapporto sinergico con la Commissione europea, sfociato in diversi incontri bilaterali tecnici e politici, coinvolgendo attivamente tutti gli attori responsabili delle procedure d’infrazione ambientali tra cui alcune di notevole impatto sulla vita quotidiana dei cittadini, come quelle relative alle acque reflue o alla qualità dell’aria.

  • Proprio su tali temi abbiamo impresso una forte accelerazione, con il rafforzamento ad esempio dei poteri del Commissario depurazione nello “Sblocca cantieri” oltre che con il già menzionato “Clean Air Dialogue” per costruire risposte comuni con tutte le Amministrazioni.
  • L’attuale trend positivo di riduzione delle procedure, che ha visto cinque contenziosi archiviati, deve stimolarci a fare di più, per garantire a tutti i cittadini italiani il medesimo diritto all’ambiente di cui godono i loro vicini europei.

Anche grazie al vostro supporto, con la legge di bilancio 2019 sono state individuate le risorse per indire il primo concorso del Ministero dal 1986, dalla sua stessa istituzione, ed abbiamo avviato una trasformazione profonda nell’organizzazione della macchina ministeriale. Il particolare:

  • Lo scorso 9 agosto è stato pubblicato il primo bando di concorso del Ministero proprio per la selezione di quelle competenze tecnico-scientifiche – tra cui biologi, economisti ed ingegneri ambientali, naturalisti, geologi, ecc. – che ritengo indispensabili per fondare decisioni e politiche ambientali;
  • Con il decreto-legge dello scorso 21 settembre, il n. 104 del 2019 in corso di conversione, è stata portata a completamento la nuova organizzazione del Ministero, che abbiamo deciso di avviare già avviato nel 2018, frutto di un ragionato riordino delle attribuzioni tra strutture di primo livello ed al fine di potenziarne competenze, e capacità di intervento e di reazione.

In entrambi i casi si tratta di processi da ultimare nei prossimi mesi, e che rappresentano passi decisivi per rinnovare l’Amministrazione nel profondo, renderla più moderna, efficiente e vicina ai cittadini, e consegnarla alle future generazioni.

 

Le linee programmatiche per il Dicastero

Come vedete, le sfide individuate poco più di un anno fa si sono già trasformate in programmazione, priorità ed azioni concrete, ma se molto è stato fatto, molto altro è ancora da fare.

Gli obiettivi che il Ministero dell’ambiente intende portare avanti nella Legislatura in coerenza con il programma del nuovo Governo ed il Green New Deal, riguardano sei sfide che rappresenteranno altrettante linee direttrici e di azione per gli anni a venire.

  1. Qualità dell’aria e lotta ai cambiamenti climatici, puntando su decarbonizzazione, mobilità sostenibile, rinnovabili, efficienza energetica.
  2. Messa in sicurezza del territorio contro il dissesto idrogeologico, contrasto al consumo del suolo, governo e tutela dell’acqua bene comune.
  3. Prevenzione e contrasto ai danni ambientali e alle terre dei fuochi, intensificando controlli, azioni di recupero, interventi di bonifica e risanamento.
  4. Transizione ecologica dell’Italia verso l’economia circolare, e modernizzare i sistemi di gestione dei rifiuti e la loro tracciabilità.
  5. Nuovo patto per proteggere e valorizzare i patrimoni naturalistici del Paese, per rafforzare le aree protette e la difesa del Mediterraneo.
  6. Crescita sostenibile, innovativa e ambientalmente virtuosa del Paese, sviluppo di qualità, miglioramento e semplificazione dei sistemi di valutazione ambientale.

Questi 6 macro-obiettivi riguardano il complesso di azioni da portare avanti per assicurare il benessere e la qualità della vita dei cittadini e garantire un futuro al nostro capitale naturale.

Tale quadro si completa con l’obiettivo strutturale di innovare la governance istituzionale ambientale per migliorarne efficienza e funzionamento.

Il primo obiettivo riguarda le politiche su qualità dell’aria, clima e rinnovabili in cui si inseriscono le attività istradate con il già richiamato Decreto Clima che verranno attuate, già nei prossimi mesi, in un impegno comune che coinvolge tutti noi.

Elevare i livelli di qualità dell’aria e far fronte ai cambiamenti climatici – promuovendo processi di decarbonizzazione e mobilità sostenibile, energie rinnovabili ed efficienza energetica – richiede la partecipazione di cittadini, imprese ed istituzioni, a livello centrale e territoriale.

Tale sinergia appare cruciale per il rafforzamento delle politiche di riduzione della CO2 e di lotta all’inquinamento atmosferico segnatamente in ambito urbano.

Per supportare e sviluppare le politiche e i programmi in materia di clima ed energia, il Ministero sarà chiamato nei prossimi mesi a:

  • Attuare il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030, che verrà presentato entro il prossimo dicembre, per rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra e incremento di rinnovabili ed efficienza energetica, e rilanciare le ambizioni dell’Accordo di Parigi;
  • Contribuire alla predisposizione della Strategia di lungo termine per la riduzione dei gas a effetto serra al 2050;
  • Promuovere la produzione e l'utilizzo delle rinnovabili e incrementare l’efficienza energetica, recependo le nuove Direttive europee di settore;
  • Proseguire la riqualificazione ed efficientamento energetico degli edifici pubblici, favorendo altresì il retrofit degli edifici.

Mi preme, altresì, sottolineare i primi risultati ottenuti per il miglioramento della qualità dell’aria con gli accordi firmati con le regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto, Lazio e Umbria. Sono inoltre in fase di negoziazione gli accordi con Toscana, Sicilia e Campania; saranno poi avviate interlocuzioni e negoziazioni anche con altre Regioni.

La promozione dei sistemi di mobilità sostenibile – in particolare i sistemi di mobilità esclusivamente a energia elettrica e basati sulle fonti rinnovabili – rappresenta un fattore cruciale avuto riguardo ai fattori inquinanti con ripercussioni dirette sulla qualità della vita dei cittadini.

Nel solco delle iniziative già avviate dal Ministero in passato si intende:

  • Promuovere misure per incentivare lo sviluppo di reti ciclabili urbane ed extra urbane e della “sharing mobility” ed incentivare l’installazione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici;
  • implementare le politiche che favoriscano, sistemi di propulsione elettrica, batterie più efficienti e sostenibili, e carburanti alternativi.

Il secondo obiettivo è consolidare ed estendere le azioni di prevenzione e messa in sicurezza del territorio nazionale contro il dissesto ed il rischio idrogeologico, accentuare e promuovere nuove misure per il contrasto al consumo del suolo, migliorare gestione e tutela dell’acqua, quale bene comune e diritto umano universale.

La messa in sicurezza del nostro territorio è stata una delle priorità già lo scorso anno, sin dai miei primi giorni al Ministero, per le ripercussioni non solo sull’ambiente, ma anche sull’incolumità delle persone, nonché su infrastrutture e tessuto economico e produttivo del Paese.

Occorre agire su infrastrutture, governance e gestione delle aree più fragili e, soprattutto, sulle opere già cantierabili.

In coerenza con l’opera avviata con il disegno di legge “CantierAmbiente” – attualmente all’esame di questa Aula – il Ministero intende proseguire nella sua azione per:

  • Realizzare una riforma delle Autorità di distretto e ridisegnare la governance del sistema per rendere incisiva l’azione e calibrarne le attività in base alle peculiari caratteristiche del dissesto idrogeologico di ogni regione e comprensorio;
  • Dare piena attuazione alle direttive in materia di acque, per garantirne la tutela quali-quantitativa a vantaggio della popolazione e dell’ambiente;
  • Sostenere gli investimenti per ridurre sprechi e dispersioni tramite l’introduzione di nuove tecnologie, e per ristrutturare le reti idriche;
  • Sviluppare il sistema di controllo e monitoraggio dell’acqua.

Tali iniziative sono volte anche a favorire l’attuazione di maggiori investimenti su impianti idrici, acquedotti, impianti fognari e di depurazione cui assicurare un’attività di due diligence preliminare sulle proposte progettuali presentate dalle Regioni e dagli Enti di governo degli ambiti territoriali ottimali (EGATO).

Inoltre, dopo la prima incisiva riforma avviata sul tema del dissesto e del rischio idrogeologico, altra priorità da portare avanti con decisione è il contrasto al consumo e allo spreco di suolo e ai processi di desertificazione, su cui so che state già lavorando dal punto di vista normativo, con:

  • Il lancio di una cabina di regia nazionale con il supporto dell’ISPRA ed il coinvolgimento dei dicasteri competenti, delle Regioni e dei Comuni italiani;
  • Il sostegno ad interventi normativi per il riuso dei suoli edificati, per la rigenerazione del patrimonio insediativo ed infrastrutturale esistente, con misure di incentivazione per soggetti pubblici e privati che realizzino interventi di recupero, riuso e rigenerazione urbana.

Nel medesimo quadro il Ministero intende assicurare sostegno tecnico al Governo nella riforma del Testo Unico dell’edilizia per semplificare tale disciplina, adeguarla alle esigenze di sostenibilità ambientale, e favorire i processi di riduzione del consumo del suolo e di rigenerazione urbana.

Il terzo obiettivo riguarda sia la prevenzione e contrasto ai danni ambientali, alle eco-mafie e alle terre dei fuochi – che intendiamo potenziare anche intensificando i controlli e le azioni di recupero – sia la messa a sistema degli interventi di bonifica, riqualificazione, risanamento e ripristino dei siti inquinati, per dare ai cittadini un quadro certo su tempi e responsabilità, ad ogni livello.

Lasciatemi ricordare, ancora una volta, che le azioni di contrasto ai reati ambientali e alle ecomafie richiedono una particolare incisività e determinazione in chiave di prevenzione e repressione: questo significa andare fino in fondo nel recupero delle sanzioni che si tradurranno in risorse necessarie per risanare. Questo significa attuare il principio “chi inquina paga”.

Dobbiamo approntare una azione più efficace e più risolutiva per liberare le terre dei fuochi, rafforzare il presidio del territorio e sul territorio procedere – ed insistere – con un’azione mirata con enti locali, consorzi e associazioni di categoria come quelle del settore agricolo.

Nella logica «roghi zero», e di collaborazione istituzionale con tutti gli enti, e con le Regioni come accennato, intendiamo promuovere anzitutto un efficace sistema di sorveglianza ed elevare i livelli di azione di contrasto alla criminalità ambientale, il Ministero ha intenzione di:

  • Potenziare strutturalmente le azioni finalizzate alla prevenzione e all’accertamento del danno ambientale, nonché alla gestione dei contenziosi;
  • Monitorare attentamente l’andamento delle azioni di risarcimento e ripristino in sede civile e penale, anche mediante l’adozione di ordinanze per la riparazione;
  • Presentare proposte normative per inasprire la risposta sanzionatoria dello Stato (introducendo un “daspo ambientale”);
  • Potenziare i sistemi di indagine e le competenze di polizia ambientale d’intesa con le altre Amministrazioni competenti;
  • Attivare ulteriori interventi di monitoraggio e analisi, anche avvalendosi delle esistenti tecnologie di rilevamento e controllo offerte ad esempio al Geoportale Nazionale.

Per la bonifica ed il recupero dei siti inquinati, ivi incluse le aree industriali dismesse, occorrerà:

  • Imprimere un’accelerazione delle procedure di bonifica dei siti inquinati, e assicurare tempi certi, agli interventi di bonifica, riqualificazione, risanamento e ripristino;
  • Intervenire con delle proposte anche a carattere normativo per implementare i sistemi di controllo sulle attività potenzialmente inquinanti, la circolarità delle informazioni ambientali e la partecipazione dei cittadini a tale monitoraggio;
  • Potenziare le attività di monitoraggio anche nell’attuazione dei programmi degli interventi in materia di bonifica dei siti inquinati d’interesse nazionale (SIN) e contaminati;
  • presentare ulteriori proposte per rendere accelerare le procedure di bonifica dei siti inquinati ed individuare ulteriori risorse utilizzare per le bonifiche dei siti orfani;
  • proseguire l’aggiornamento dei criteri per la messa in sicurezza, la caratterizzazione e la riqualificazione dei siti inquinati, anche potenziando l’uso dell’analisi di rischio sanitario-ambientale, strumento fondamentale di supporto alle decisioni nella gestione di tali siti.

Per quanto riguarda l’amianto, insieme al lavoro portato avanti dalla commissione guidata dal dott. Guariniello, ho intenzione di istituire una regia unica presso il Ministero per coordinare strumenti e progettualità già avviate negli anni passati come l’infrastruttura “INFO AMIANTO”, il sistema web-based per la gestione dei procedimenti amministrativi in aree contaminate da amianto.

Con il quarto obiettivo intendiamo proseguire la transizione ecologica dell’Italia verso l’economia circolare, modernizzare e migliorare i sistemi di gestione dei rifiuti, e la loro tracciabilità, anche per generare nuovi posti di lavoro nel segno dell’Agenda europea 2030 e della eco-innovazione, e con l’obiettivo di medio-lungo periodo di rifiuti zero.

Tra le iniziative avviate verso questo cambiamento rientrano, ad esempio, gli incentivi per i prodotti sfusi inseriti nel D.L. Clima che ho già menzionato e che sono parte di una più ampia strategia per la riduzione dei rifiuti e dello spreco alimentare che il mio dicastero intende con forza perseguire.

Più volte ho ricordato che avviare il Paese verso un orizzonte di economia circolare rappresenta una sfida culturale con cui i cittadini, Istituzioni e sistema produttivo sono chiamati a misurarsi poiché mette in discussione i parametri sociali ed economici della contemporaneità.

Come ho menzionato, proprio a tal fine lo scorso anno avevo lanciato la campagna “plastic free” per bandire l’uso della platica, specialmente monouso, in tutte le amministrazioni pubbliche.

Il settore pubblico deve dare il primo esempio e confrontarsi con questa sfida ed il nuovo paradigma ch’essa impone e che impone a tutti noi: dismettere la cultura del rifiuto per abbracciare la cultura del riciclo e del riuso.

Per incidere in maniera significativa e durevole, vogliamo avviare un confronto serrato con cittadini ed operatori, e promuovere un approccio integrato basato su tutta la catena del valore, e che vada dalla progettazione dei prodotti fino al loro consumo. A tal fine occorrerà già nei prossimi mesi:

  • Ripensare gli strumenti economici utilizzando la fiscalità e gli incentivi all’innovazione in favore dell’economia circolare, sulla scia di quanto già fatto per progetti di ricerca e sviluppo per la riconversione dei processi produttivi e sui prodotti da riciclo e riuso;
  • Avviare un confronto con i Consorzi nazionali per il riciclo dei rifiuti per adeguare la loro organizzazione ai nuovi principi e alle nuove regole dell’economia circolare;
  • Adottare ulteriori incentivi per indirizzare virtuosamente l’operato dei cittadini – penso anche a una “carta verde” – per l’acquisto di prodotti a bassa importanza ambientale attraverso crediti d’imposta e detrazioni;
  • Potenziare le attività relative al monitoraggio sull’adozione e l’attuazione dei piani regionali di gestione dei rifiuti, anche avvalendosi dell’Albo nazionale dei gestori ambientali;
  • Definire in modo ancora più chiaro e diffondere i criteri di circolarità e Criteri Ambientali Minimi (CAM) aggiornati per gli acquisiti delle pubbliche amministrazioni.

Il Ministero intende inoltre proseguire il piano di interventi già avviato in tema di rifiuti:

  • Avviare il processo di revisione del “Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti” nell’ottica di migliorare prevenzione, riciclo, e recupero energetico, e per rendere residuale lo smaltimento in discarica;
  • Promuovere e raggiungere obiettivi ambiziosi di raccolta differenziata, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale ed introdurre il nuovo “Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti”;
  • potenziare i controlli sulle importazioni ed esportazioni di rifiuti anche con la revisione del Piano nazionale delle Ispezioni e un aggiornamento del SISPED (il Sistema informatico di raccolta dati per le ispezioni sulle spedizioni di rifiuti autorizzate);
  • Completare l’attuazione in Italia del “Pacchetto Economia Circolare” ed essere tra i primi a recepire, altresì, la Direttiva UE 904/2019 dello scorso giugno sulla riduzione dell’incidenza di alcuni prodotti di plastica sull’ambiente.

L’Italia deve continuare a essere capofila di un’Europa sempre più libera dalla plastica e deve sfruttare questa occasione per introdurre norme più stringenti e strumenti di controllo più serrato verso gli imballaggi di materiale plastico non rispondenti ai vigenti dettati normativi.

Il quinto obiettivo è quello di promuovere un Nuovo Patto a tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale e paesaggistico del Paese, attraverso un rafforzamento della governance delle aree e delle azioni di difesa del Mediterraneo.

Anche in preparazione del Quadro Globale sulla Biodiversità Post-2020, occorre imprimere nuovo slancio alla tutela e salvaguardia delle nostre risorse naturali e promuovere una conoscenza più profonda del patrimonio ambientale, del paesaggio e delle tradizioni storico-culturali e sociali che le aree protette del nostro meraviglioso Paese offrono, sia in ambito terrestre che marino.

Il sistema dei parchi e tutte le aree protette rappresentano un irrinunciabile presidio a difesa delle nostre ricchezze naturali e, insieme, della nostra coscienza ambientale poiché in grado di raggiungere le nuove generazioni in ogni angolo del Paese. I parchi nazionali e tutte le aree protette rappresentano un capitale ambientale su cui investire sia in termini sociali sia in termini di ricerca.

In linea con tale quadro, il Ministero si propone di:

  • Individuare strumenti per promuovere la fiscalità di vantaggio anzitutto nei parchi nazionali, anche attraverso la creazione di “zone economiche ambientali”;
  • Sviluppare azioni di sistema di turismo sostenibile e rendere più accessibili le aree protette anche ai diversamente abili;
  • Operare una verifica sulla governance dei Parchi Nazionali, anche introducendo parametri di contabilità ambientale ed ecologica nei relativi bilanci, e sviluppando meccanismi in grado di assicurare continuità gestionale e di programmazione;
  • Attuare compiutamente la Rete Natura 2000, completando la designazione dei siti a mare e delle Zone Speciali di Conservazione, e rafforzandone l'integrazione, anche sotto il profilo giuridico, con i parchi nazionali e le aree protette già istituite;
  • Valorizzare il capitale naturale, le conoscenze tradizionali e la straordinaria diversità bio-culturale italiana, anche in ambito UNESCO e nelle sue reti di siti di eccellenza, mettendo a sistema l’iniziativa “Caschi verdi per il patrimonio naturale” promossa insieme all’ISPRA.

Per la tutela del patrimonio faunistico e floristico, occorrerà portare avanti ulteriori azioni per:

  • Favorire la deframmentazione degli habitat e la nascita di corridoi ecologici;
  • Rafforzare il contrasto al bracconaggio anche con sanzioni più stringenti e monitorare l’andamento delle specie selvatiche a rischio ed il monitoraggio sul commercio di specie protette, anche potenziando la cooperazione con le Forze di Polizia competenti;
  • Avviare un dibattito per l’aggiornamento della Strategia nazionale per la biodiversità per assicurare un contributo italiano al Quadro Globale Post-2020 e agli impegni da assumere nel prossimo decennio – tra cui l’obiettivo di “zero specie estinte” – per rilanciare la tutela e la promozione del capitale naturale e rafforzare la protezione della biodiversità.

Per quanto attiene alla tutela del mare occorrerà:

  • Concentrare gli sforzi per istituire nuove aree marine protette internazionali e per creare la prima “ECA” nel Mediterraneo la cd “area ad emissioni controllate”;
  • Introdurre ulteriori strumenti per contrastare l’inquinamento da plastiche e da materiali non biodegradabili, nell’azione di sistema già avviata con il disegno di legge “SalvaMare” contro il fenomeno del “marine litter”;
  • Aggiornare le procedure per il controllo e la prevenzione degli impatti sugli ambienti marini mediante il rilascio di autorizzazioni, pareri e nulla osta;
  • Proseguire ed accelerare gli sforzi già avviati in tema di Pianificazione Spaziale Marittima a livello europeo, e nel quadro della Convenzione di Barcellona.

La Convenzione di Barcellona è la cornice internazionale di riferimento per la lotta all’inquinamento marino e costiero, e per la protezione di biodiversità ed ecosistemi, in un sistema chiuso come il Mediterraneo e quindi strettamente interconnesso.

L’Italia torna protagonista anche in questo importantissimo quadro regionale: dal 2 al 5 dicembre 2019, infatti, si terrà a Napoli la prossima Conferenza delle Parti della Convenzione, che riunisce tutti i 21 Paesi rivieraschi del Mediterraneo, oltre alla UE, e a cui tutti voi siete invitati.

Il sesto obiettivo, mira a sostenere una crescita sostenibile, innovativa e ambientalmente virtuosa del Paese, puntando ad uno sviluppo di qualità a tutela del territorio e della salute dei cittadini, che passa anche per il miglioramento e la semplificazione dei sistemi di valutazione ambientale.

Si tratta forse dell’obiettivo più a lungo termine e che impegna il Ministero dell’ambiente a diventare il vettore della transizione ecologica del Paese.

La qualità dello sviluppo si riflette sui meccanismi virtuosi per guidare la straordinaria economia e creatività italiana, con incentivi e premialità, non solo divieti e controlli, ed è la chiave di volta per tenere insieme tutela dell’ambiente e dei nostri territori, salute dei cittadini e crescita economica.

Guidare la transizione ecologica del nostro sistema socioeconomico all’insegna della “bioeconomia” – mettendo al centro delle valutazioni economiche l’impatto su risorse naturali ed ecosistemi, ed il tempo per la loro rigenerazione – deve riflettersi nelle strategie nazionali e territoriali di sviluppo, in un quadro armonico in cui occorre:

  • Avviare una semplificazione sul piano normativo e amministrativo, per la sburocratizzazione e razionalizzazione del sistema di procedure e autorizzazioni;
  • Potenziare, al tempo stesso, il sistema di valutazioni ambientali per favorirne trasparenza e partecipazione dei cittadini, con un adeguamento ai nuovi scenari tecnologici e gestionali, ed una corresponsabilizzazione dei soggetti autorizzati;
  • Sostenere la riforma del sistema fiscale in chiave ambientale, in ambito nazionale e d europeo, per accompagnare il sistema economico verso forme di consumo e produzione sostenibili;
  • Eliminare, progressivamente, i sussidi dannosi per l’ambiente, che rappresentano una fonte di iniquità intergenerazionale poiché compromettono le nostre risorse nel prossimo futuro;
  • Attuare la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, a supporto ed in diretto contatto con le Regioni ed i relativi piani, e delle iniziative promosse nel quadro dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Investire su eco-innovazione, eco-competitività e sulla cultura della sostenibilità significa favorire le condizioni affinché imprese, professionisti e lavoratori possano piantare radici salde oggi per proiettarsi nell’economia eco-compatibile, a bassi costi ed esternalità negative del domani.

Sul piano operativo e nell’immediato, intendiamo:

  • Diffondere i sistemi di certificazione europea (Emas, Ecolabel ecc.) a basso impatto per le imprese per una sempre più maggiore attenzione alle prestazioni ambientali anche sotto il profilo dei costi e delle opportunità collegate;
  • Sostenere le iniziative di formazione di competenze “green”, trasversali a tutti i settori economici in ogni percorso educativo, professionale e di base;
  • Elaborare di indicatori che valutino e dimostrino la redditività delle misure “green”, e percorsi in grado di fiscalità di vantaggio in settore chiave della “green economy”.

Da ultimo voglio soffermare la vostra attenzione sull’obiettivo strutturale ovvero quello di innovare la governance istituzionale ambientale per migliorarne efficienza e funzionamento.

A inizio Legislatura ci siamo posti il compito di potenziare il Ministero con nuove competenze, con le prime assunzioni, ma anche con innovazione tecnologica e digitalizzazione dei processi, procedure trasparenti e meccanismi di informazione in tempo reale per i cittadini.

Tale azione è funzionale a dare maggiore voce ai temi ambientali nell’agenda nazionale, ma anche a superare quei cortocircuiti inter-istituzionali che si traducono spesso in una fuga dalle responsabilità nei riguardi dei cittadini e a intercettare le opportunità che si celano dietro le politiche di protezione dell’ambiente e la transizione ecologica.

In quest’ottica, innovare la governance istituzionale ambientale significa anche:

  • rafforzare gli strumenti per il coordinamento con le Regioni e gli Enti territoriali;
  • potenziare il ruolo delle politiche di coesione e la partecipazione all’Unione europea;
  • consolidare l’azione di sistema per prevenire ed azzerare le procedure di infrazione.

Se lo scorso anno sono state poste le premesse per fare del Ministero un modello di sostenibilità sociale ed ambientale, nei prossimi mesi occorrerà accelerare tale potenziamento:

  • Completando le procedure concorsuali e procedendo alle prime assunzioni di personale nella storia del Ministero, con un’attenzione marcata a quei profili tecnici;
  • Attivando, a favore del personale di ruolo progressioni, verticali e percorsi formativi volti a potenziare le specializzazioni;
  • Promovendo l’innovazione tecnologica dell’Amministrazione in ogni sua funzione, ed in particolare avuto riguardo al Geoportale Nazionale e all’interscambio di informazioni e dati tra tutte le componenti del sistema ambiente in Italia;
  • Potenziando la partecipazione di tutti cittadini e assicurando l’accesso civico generalizzato.

Il cambio di passo per rendere il Ministero il luogo pubblico e partecipato in cui si forma l’interesse generale non rappresenta solo una modalità per assicurare maggiore trasparenza.

Rappresenta anche, a mio avviso, uno degli strumenti con cui la politica può recuperare credibilità e mostrare a tutti di essere davvero al servizio della collettività.

Già lo scorso anno, con il decreto n. 257 del 2018, ho voluto rendere il Ministero una casa di vetro e da oltre un anno è possibile per qualsiasi cittadino conoscere gli interessi che interloquiscono con il Ministero e capire, di conseguenza, come si è formata la decisione pubblica.

Per altro verso rafforzare la capacità di reazione e dei meccanismi di coordinamento interni significa proseguire in questo percorso di crescita, assicurando processi interni più spediti grazie a una razionalizzazione nella distribuzione dei compiti.

E serve a dare risposte più rapide e diffuse ai cittadini: penso alle situazioni di crisi ed emergenza ambientale, alle attività di informazione, educazione e formazione ambientale penso a quanto già su accennato in tema di procedimenti di valutazione.

 

C’è molto altro da dire ma, per ragioni di tempo, credo sia opportuno rinviare alle prossime settimane ed ai provvedimenti su cui intendo attirare la vostra attenzione ed ottenere il vostro consiglio. Più in generale lasciatemi dire che si tratta di un quadro programmatico ambizioso quello che ho provato a tratteggiare, e che vincola la mia persona, il dicastero che dirigo, le sue migliori risorse e tutti noi ad essere vettori di cambiamento. Occorre iniziare da singoli fatti concreti, come il Decreto Clima, passi in avanti per l’appunto, che insieme a voi possiamo fare diventare una moltitudine. Confido nel sostegno che mi avete già accordato in questo primo anno per attivare una crescita generale della nostra comunità basata su innovazione e su dati scientifici e obiettivi, sui diritti e sulla dignità dei cittadini, e su nuove opportunità per famiglie, persone e giovani, in modo inclusivo e in tutto il territorio nazionale.

Grazie.

 


Ultimo aggiornamento 14.11.2019